Sesso e magia secondo Crowley 2 (Mimmo Lastella)

Carissimi lettori, carissime lettrici

Riprendiamo l’analisi della magia sessuale secondo Aleister Crowley

Seconda parte

In questa religione della magia sessuale “entra” un’idea superiore della morte che deve divenire una prova e una iniziazione. I veleni possono trasformarsi in nutrimento. Il punto cruciale del rituale magico è la relazione tra l’estasi e l’orgasmo sessuale, provocato magicamente, che non s’identifica nella pura eiaculazione. La parola orgasmo, oltre al suo normale significato di accensione fisico-emotiva, implica anche una ritualità sacra. L’uso del sesso, come mezzo di accesso per “aprire” la psiche ai mondi invisibili e ad altri piani della coscienza, non ha inizio naturalmente con lui. Tali pratiche risalgono all’Egitto pre-dinastico, alla Grande Dea con i riti sessuali, all’orgia o alle operazioni divine dei misteri greco-romani.

Per Crowley la vita è un “passaggio” che attraversa i misteri del potere magnetico e dell’erotismo: «quanto maggiore è la polarità, tanto più selvaggia sarà la forza del magnetismo e la quantità di energia, che si libera attraverso l’amplesso». La lussuria estenuante, “portata al grado della frenesia”, può esprimere questa natura ed essenza: «per quanto spaventosa una qualunque forza possa apparire essa può essere usata per proteggerti». Con ogni nuovo atto sessuale l’essere guadagna energia, diventando un vampiro: «Creando per noi stessi dei fantasmi, mettiamo al mondo dei vampiri, e dobbiamo nutrire queste creature dell’incubo volontario con il nostro sangue, la nostra vita, la nostra intelligenza e la nostra ragione, senza mai soddisfarli» (La Chiave dei Misteri).

Nella religione di Thelema: «L’uomo ha il diritto di essere ciò che è… di elevare la propria divinità, di vivere come vuole, quanto vuole, nella maniera in cui vuole…, di lavorare come vuole…, di pensare a se stesso come alla cosa più sublime… di dare guerra a chi si oppone a questi diritti… Il peccato, l’autocompassione, la limitazione di se stessi, la preghiera, la genuflessione, la repressione sono leggi insane di un dio folle…».

Come nota Symonds, suo biografo: «Il sesso era diventato per lui il mezzo per raggiungere Dio. Era il suo veicolo di consacrazione (…). Compiva l’atto sessuale non per ottenere un sollievo emotivo o per fini procreativi, bensì per dare inizio ad una nuova corrente, per rinnovare la sua forza (…). Ai suoi occhi ogni atto sessuale era un sacro atto magico, un sacramento, egli talvolta “si trovava faccia a faccia con gli dei”». Si tratta di cogliere ciò che vive dietro le apparenze mortali e fisiche della donna: per giungere a «una grande Dea, strana, perversa, affamata, implacabile». Per possedere questa Dea, come egli dice, usa indifferentemente l’una o l’altra donna.

Nelle sue “congregazioni”, come nella vita quotidiana, Crowley si circonda di molte donne (per la maggior parte prostitute), che definisce Donne Scarlatte, il cui colore «si riferisce al miglior sangue che è quello della luna, mensilmente». L’immagine della Sacerdotessa consacrata, la Donna Scarlatta, appartiene a un patrimonio iconografico complesso, che include quello ricavato dalla Bibbia (La Bestia e la Meretrice vestita di scarlatto, nell’Apocalisse di Giovanni) o da Kalì, la tenebrosa dea del sangue e della distruzione: «Scarlatto è il colore della fiamma che inizia l’annuale corrente primaverile che ‘si vendica’ dell’aridità e dell’oscurità dei mesi invernali» (K. Grant). La Donna Scarlatta, rappresentazione di Nuit, è la porta per il Vuoto: questa, nell’uso rituale del femminile, può agire in trance profetica e nel sogno.

Un’altra passione di Aleister Crowley è la pittura, verso cui è particolarmente predisposto, pur non avendo una specifica preparazione: «Non ho mai studiato arte e non intendo mai farlo». Crowley incomincia a disegnare in maniera caricaturale. Poi si avvicina al ritratto, cercando di cogliere le caratteristiche psicologiche della persona da rappresentare. Pur non avendo un proprio stile, sceglie le immagini e le espressioni che, di volta in volta, gli sembrano più idonee, riferendosi ai pittori che sono congegnali a queste. Si definisce “pittore vergine”: «Non chiamatemi cubista o futurista, io sono un impressionista del subconscio, la mia arte è automatica».

Nella Chambre des Cauchemars (Camera degli incubi) dell’Abbazia di Thelema ci sono, come significazioni del suo pensiero, immagini dipinte: corpi nudi che si uniscono freneticamente in pratiche magico-sessuali; simboli di divinità pagane; figure diaboliche coinvolte in riti; esseri che si accoppiano con gli animali. Gli elementi principali, rappresentati sulle pareti, sono la terra, il cielo, l’inferno, che vengono espressi con “orge” di colori e immagini sensuali. La sua intenzione consiste nel rappresentare la natura malade (titolo di un dipinto) con la sua varietà di forme e colori, che spinge i discepoli all’indifferenza verso il sesso: «Conficca il tuo sorriso demoniaco nel mio cervello: Immergimi nel Cognac, nella Figa e nella Cocaina!».

Lo scopo delle rappresentazioni di Thelema è quello di purificare, attraverso la contemplazione, le persone e le loro menti. Anche chi non è interessato a questa possibile pratica può essere “segnato” dalla sua visione: per le inquietanti particolarità di questo estremo idealismo; per la passione erotico-sessuale esibita che “sfocia” nella follia ossessiva. Crowley vuole “liberare” il soggetto dalla paura della realtà e dai fantasmi da esso determinati, “disarmando” gli spettri che tendono a minare l’anima dell’essere. Questo processo risulta simile a quello di una pratica psicanalitica. I candidati per questa iniziazione vengono preparati con un cerimoniale segreto, prima di passare la notte nella stanza. Le figure sulle pareti s’incarnano per confondere e ossessionare lo spirito di chi osa sfidare la loro malvagità. Coloro che superano la prova divengono immuni da ogni infezione, provocata dalle idee del male che s’inseriscono fra l’anima e il divino, ottenendo il dominio delle loro menti. Il significato è che tutta la vita è una: ogni varietà di vita entra in contatto più intimo con ogni altra varietà. Lo scopo di ogni essere è quello di trovare la verità e la gioia in ognuno di questi contatti.

I dipinti di Crowley, che ammette di non avere “precisione meccanica”, hanno comunque una forza primitiva e un intenso senso del colore. Un critico d’arte, in occasione della sua mostra a Berlino nel 1931, nota: «I suoi quadri sono interessanti perché rivelano un’anima complessa pervasa da una moltitudine di visioni fantastiche». In Boca do Infierno, un acquerello su carta del 1931, scrive all’amante Hanni Jager: «Io non posso vivere senza di te. L’altra bocca d’inferno mi avrà, ma non sarà tanto calda come la tua».

M. L. “scrittore narrativa erotica e opinionista”

 Fonti informative Vitaldo Conte

“Ereticamente”