E se Mussolini avesse ascoltato Grandi? (Mimmo Lastella)

Carissimi lettori, carissime lettrici

Mi sia consentito fare alcune riflessioni del tutto personali, prescindendo dalla fiction “La lunga notte”, andata in onda su Raiuno nella quale si narra la storia della caduta del Duce e del fascismo, in quel 25 luglio del 1943, caduta determinata da una sorta di mozione di sfiducia presentata dall’allora presidente della camera dei fasci e delle corporazioni

Dino Grandi; “Conte di Mordano (Mordano, 4 giugno 1895 – Bologna, 21 maggio 1988),” che ricordiamo, fu anche ministro degli esteri e ministro di Grazia e giustizia del periodo fascista.

Ora credo che la mozione di sfiducia o ordine del giorno che dir si voglia, a mio parere, non doveva e non deve, “dai posteri” essere considerata un vero e proprio atto di tradimento, visto i buoni rapporti di Grandi con le superpotenze di allora “in particolar modo con l’Inghilterra; della quale, fu anche ambasciatore italiano per volere dello stesso Duce, ma un atto di sprono a fargli cambiare strategia politica e militare a riguardo della guerra che, stava prendendo una brutta piega per l’esercito e l’Italia intera, vista la superiorità strategico-militare delle superpotenze angloamericane e convincerlo a non consegnarsi mani e piedi alle truppe barbariche tedesche.

Ma egli, orgoglioso di quello che aveva creato in precedenza e invaghito di una donna che agiva per interesse e non per amore vero “Claretta Petacci”, non volle sentir ragione a farsi da parte e creare un governo che oggi chiameremo di salute pubblica, ma che allora, si sarebbe chiamato di salvezza nazionale.

Tuttavia, se lo avesse ascoltato e Vittorio Emanuele III, non avesse nominato presidente del consiglio il maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, sconsigliato dallo stesso Grandi, per essere stato l’artefice della disfatta di Caporetto, penso che la storia dell’Italia avrebbe potuto prendere un’altra piega, a quest’ora, saremmo catalogati nell’albo dei vincitori e, forse, avremmo avuto meno antifascisti e sedicenti fascisti; che, non sanno che cos’era il fascismo.

M. L. “scrittore e opinionista”