Mi manda Don Calogero ( Mimmo Lastella)

Carissimi lettori, carissime lettrici

Nel caos totale che regna nella tanto decantata sanità pubblica pugliese targata Emiliano e tutta la compagnia cantante dei sindaci sceriffo, solertemente impegnati a reprimere le libertà individuali, in nome e per conto d’interessi corporativi e di casta, che nulla hanno a che fare con la lotta al virus, vi è un ancora di salvezza, ovvero usare il famosissimo detto meridionale: “a chi appartieni, oppure: mi manda don Calogero, “mi manda il potentato di turno.”.

E subito, ti si aprono le porte! I solerti e tanto zelanti medici ed infermieri; che, per il comune cittadino mortale, si trasformano in luogotenenti e gregari dei grandi baroni della medicina, dirottandoli verso i loro lussuosi studio’s privati, dotati di sale d’attesa a cinque stelle e segretarie in minigonna, come per incanto, si trasformano in camerieri, servendo e riverendo il paziente raccomandato per compiacere e sottomettersi al mammasantissima raccomandante.

Questa, signore e signori, è la sanità d’eccellenza pugliese targata Emiliano, ovvero se sei raccomandato vai avanti, se sei un comune cittadino pagante le tasse per il servizio sanitario nazionale, puoi restare per ore, addirittura giorni relegato su di una barella di pronto soccorso, in attesa di ricevere qualche grazia da un buon samaritano di turno. E che dire delle chilometriche liste d’attesa? Prima muori, poi ti fanno una risonanza. Il tutto a tumulazione avvenuta, in barba a qualsiasi giuramento d’Ippocrate; a meno ché, non ti rivolgi a qualche capo paranza della radiologia privata, paghi e vieni servito.

Morale della favola: “per il comune mortale, avere assistenza sanitaria decente significa, chiamare le forze dell’ordine, oppure dire: mi manda Don Calogero”.

M. L. “scrittore e opinionista”.