L’ossessione sessista radical chic

Carissimi lettori, carissime lettrici.

Questa storia che vi sto per raccontare, ha dell’incredibile; fino ad arrivare al grottesco.

Essa, estrinseca la patologia ossessiva dei perbenisti e moralisti radical chic, ovvero il sessismo convulsivo.

Ora, accade che un candidato sindaco di centrodestra; per la verità già sindaco, durante un suo comizio elettorale, in una calda serata settembrina coratina, ha un certo punto del suo discorso programmatico , tira fuori una metafora: “abbiamo lo stemma del comune di Corato d’avanti all’ingresso del cimitero, completamente imbruttito , annerito; la prima cosa che farò, qualora dovessi ridiventare sindaco, è quello di rimetterlo al bello; oddio, non è che, non è bello ma io, voglio renderlo ancor’ più bello, come una donna bella, resa ancor più bella, con un po’ di rossetto sulle labbra”.

Apriti cielo! In men che non si dica, tale metafora, fa il giro del web; da un piccolo giornale satirico cittadino: “è arrivato l’arroGino”, fino a scomodare il direttore di radio Norba notizie: “Maurizio Angelillo;” il quale all’argomento dedica il suo editoriale mattutino; avanzando l’ipotesi che tale metafora, sia una metafora di tipo sessista, di conseguenza si son scatenate le ire funeste e basite degli ascoltatori.

Credo che da un po’ di tempo a questa parte, in Italia e “non solo”, oltre al fantasma del fascismo, si aggira, un altro fantasma, altrettanto ossessivo e convulsivo”certo questo un po’ più reale”; quello del sessismo in tutti i luoghi e in tutti i tempi; e se vogliamo, in tutte le salse.

Una donna, in qualsiasi modo la sì giudichi,  secondo il vangelo della nuova ideologia radical chic , salottifera, moralista di san Sinistrese, condita con un po’ di politically correct, è un atto sessista, fascista, razzista e ma -damista.

In un recente articolo sul corpo delle donne, ebbi a sottolineare che  esso, è un opera d’arte; e come tale, va rispettato, sia al naturale che, con trucco.

Se una donna, decide di concedersi ad un altro uomo o ad un’altra donna “se saffica”, lo fa in scienza e coscienza ; la cosa da condannare, è la costrizione, il sopruso,  lo stupro, il body shening.

Ora, nella metafora di Gino Perrone, candidato sindaco di Corato “che poi e la mia città che si trova in provincia di Bari, in Puglia”, non trovo alcun riferimento di tipo sessista; a meno ché,  qualche mal-pensante “ù malpnzand’” (detto in dialetto), non abbia subito malignato, pensando alla fellatio, pratica di sesso orale. E pacifico che le labbra di una donna, vengono rese ancor’ più accattivanti, se le si tinge con un po’ di rossetto rosso fuoco, simbolo della lussuria; ma anche dell’amore sentimentale.

Paragonare una donna ad un albero di natale, non è un paragone sbagliato; in quanto entrambi son belli e vengono resi più belli se: “il primo, lo addobbi e la seconda la trucchi e la vesti con un tailleur, calze di nailon e tacchi a spillo” e poi, l’albero e la donna, sono entrambi generatori di vita.

Ciò che ha fatto indispettire il popolo radical-chic sinistrese, è il fatto che tali metafore, son state fatte da un uomo di centro-destra; e come tale, hanno il sapore fascio-sessista.

Ma tale uomo di centro-destra, ha anche espresso pareri positivi su un grande uomo di sinistra “dico sinistra e non sinistrese”; in quanto egli, era un vero comunista, con la C maiuscola, uno che nonostante la sua quinta elementare, alla pari di Gino, si è fatto strada dapprima come sindacalista, difendendo la classe bracciantile dalla quale egli proveniva  per poi finire nelle istituzioni nazionali “prima come deputato, poi come senatore”, il compagno Pasquale Lops.

Fare metafore positive utilizzando il corpo di una donna, non è sessismo, è sinonimo di rispetto verso di essa. “Una donna, eccita anche se struccata e con la tuta”.

Mimmo Lastella “scrittore e opinionista”.