Premierato? Sì, ma con preferenze e sfiducia costruttiva (Mimmo Lastella)

Carissimi lettori, carissime lettrici.

Per un proporzionalista convinto come chi scrive, la riforma costituzionale proposta dal governo, può andare anche bene, ma non così come concepita, ovvero in caso di dimissioni, decesso o decadenza per svariati motivi del premier eletto dai cittadini, il capo dello stato può reincaricare lo stesso “tranne ovviamente in caso di decesso”, oppure dare l’incarico ad un parlamentare della stessa maggioranza che sostiene il premier eletto.

Questo, a mio parere, risulterebbe l’ennesimo pastrocchio all’italiana che ha come fine, “buttare un po’ d’incenso in faccia ai cittadini, facendo credere loro che lo scettro ritorna in mano al principe, cioè al popolo sovrano”. Quando, in realtà non, è così; “perché, i giochi di palazzo avverrebbero nell’ambito della stessa maggioranza che sosteneva il premier decaduto.”

Ora, premetto che chi scrive, non è un costituzionalista, né tantomeno un laureato in giurisprudenza, ma l’esperienza mi dice che se veramente si voleva e si vuole  restituire lo scettro in mano al popolo sovrano, il governo avrebbe fatto cosa gradita: “applicare l’attuale legge per l’elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale, all’elezione diretta del presidente del consiglio e del parlamento della repubblica italiana”, con la reintroduzione del voto di preferenza e della sfiducia costruttiva;  che consentirebbe ai cittadini di esprimere realmente la loro volontà, mantenendo in tatto il ruolo del capo dello stato, ovvero quello di rappresentante dell’unità della nazione e garante e custode della costituzione , cosa che in realtà, in quest’ultimo periodo, non sempre è avvenuto; in quanto, l’attuale capo dello stato, obbediente ai poteri forti derivanti dall’Unione Europea e da Washington, non ha garantito la libertà di pensiero difforme dal pensiero unico e uniformato al regime dominante,  ma il pensiero dominante stesso.

Infine, credo che Giorgia Meloni e compagnia cantante, abbiano tirato fuori dal cilindro quella che loro chiamano “la madre di tutte le riforme,” al fine di distogliere l’opinione pubblica “imbonita dal solito mainstream “dai problemi reali del paese e da una legge di bilancio ambigua, basata sulla logica del contentino; ergo: “da una parte dà, dall’altra toglie.

Ma in Italia, si sa, “chi si accontenta gode”.

M. L. “scrittore e opinionista”.