Tassa sui rifiuti? Niente rimborsi


Se la bolletta ‘gonfiata’ è stata saldata in seguito ad accertamento, il rimborso Tari non ci sarà, anche se il calcolo per la tassa sui rifiuti è errato, spiega all’Adnkronos l’avvocato tributarista Franco Muratori che dice: Il contribuente che ha regolato il pagamento della Tari a seguito di un accertamento, anche con la recente rottamazione visto che presuppone un accertamento, non può fare nulla per ottenere quello che ha eventualmente versato illegittimamente, perché in base alla legge lo scadere del termine di 60 giorni cristallizza la cifra impositiva.

L’unica strada da percorrere è l’autotutela, ma in genere le richieste di questo tipo all’Ente interessato non hanno alcun seguito. In caso di accertamenti l’Ente che ha diritto alla somma per effetto della cristallizzazione delle pretesa impositiva, non la restituisce. L’esempio è come per il cittadino che riceve un accertamento per mancato pagamento del bollo auto di un veicolo che non ha mai avuto: se entro 60 giorni non ha presentato il ricorso, cristallizza la pretesa contributiva.
Sullo scandalo Tari l’avvocato sottolinea che era tutto previsto: se ne parlava da anni, in tanti non presentavano ricorso perché sarebbe costato più di un eventuale rimborso della cifra dovuta, cifre illegittimamente incassate dai Comuni per lo smaltimento dei rifiuti che l’avvocato quantifica in una forbice compresa tra i 100 e i 1.000 euro a famiglia.

La legge nazionale era sotto gli occhi di tutti, eppure la norma non è stata mai applicata in modo corretto e le segnalazioni dei cittadini non hanno mai avuto seguito. Oggi, dopo l’interrogazione parlamentare, il caso è andato alla ribalta della cronaca e tutti si sono svegliati come da un torpore: ci saranno moltissime richieste di rimborso, ma sugli accertamenti non si può fare nulla e i rimborsi non saranno significativi.

Comunque sia, la bolletta Tari è in generale poco trasparente e risulta impossibile capire come l’ente abbia calcolato la tassa dovuta. Ci si può rivolgere alle associazioni dei consumatori o al proprio commercialista per essere sicuri che la tassa sia stata calcolata correttamente.
La prima cosa da fare è presentare una richiesta al Comune, se gestisce direttamente la tassa o alla società che smaltisce i rifiuti. La seconda cosa da fare, in assenza di risposta entro i tempi dovuti, si può presentare il ricorso e forse si potrà vedere soddisfatte le proprie richieste dopo un anno e mezzo o anche due, sempre che non si vada in appello. Modo non limpido di agire, sapendo di stancare i contribuenti.