Status di pornoattrice: un atto di civiltà

Carissimi lettori, carissime lettrici

In questi giorni, sto scrivendo il libro intervista con la pornostar genovese: “Veronica Rossi” (confessioni di una pornomilf genovese sottotitolato: “saporita, come il pesto” in uscita a settembre), conosciuta al pubblico di hardchannel  con lo pseudonimo  di Veronica Domina “che, ho avuto il piacere d’incontrare personalmente al Bergamosex2014”.

Fra i vari temi e confessioni “piccanti” trattati, ve ne è uno, molto interessante dal punto di vista giuridico, ovvero: “ il riconoscimento lavorativo e contributivo dello status di pornoattrice/pornoattore o più in generale di lavoratrice o lavoratore dell’adult entertainment.

Attualmente le pornostar e i pornostar professionisti, sono parificate ed equiparati alle attrici ed attori generici.

Io penso che per il lavoro che esse ed essi svolgono, si debba riconoscere loro uno status giuridico e lavorativo di livello superiore a quello delle normali e dei normali performers cinematografici; in quanto esse ed essi, oltre al normale lavoro di recitazione di un copione – <se trattasi di film con trama>, svolgono anche un attività di tipo corporeo, ovvero lavorano d’ut..o, b…a ed a.o “donne” e di p..e e b…a “uomini”; ovviamente, non dimentico le trans e i gay che decidono di intraprendere l’attività professionistica a luci rosse”, con i conseguenti rischi che corrono; specie,in quest’ultimo periodo post-virus.

Dunque, se lo stato italiano riconoscesse loro lo status di pornoattrice o pornoattore e più in generale di lavoratrici e lavoratori del sesso,(ci metto anche le escort e i gigolò), sarebbe un ulteriore conquista sociale da parte di una categoria che a detta dei bigotti, catto-integralisti   alla Adinolfi e Giovanardi, e falsi perbenisti, è una categoria di immorali e di poco di buono. Insomma: “un atto di civiltà”.

Mimmo Lastella scrittore e opinionista