Riflessioni di un ex becchino sul fine vita (Mimmo Lastella)

Carissimi lettori, carissime lettrici

Da ex becchino, desidero  condividere con voi alcune brevi riflessioni sul fine vita e sul referendum promosso dai radicali e dall’associazione Luca Coscioni.

Credo che in uno stato laico, scevro da condizionamenti di tipo religioso e dogmatico, debba essere garantito il sacrosanto diritto dell’essere umano a porre fine alla propria esistenza terrena; qualora la stessa, è irta di sofferenze ed impedimenti che costituiscono ostacolo allo svolgimento di una vita normale.

Ciò, non significa che lo stato diventi un istigatore al suicidio; anzi, assume un ruolo di tutela della libertà di coscienza dei cittadini.

In questo ormai martoriato paese, istituire una legge che garantisca ai cittadini il diritto a morire per cause indipendenti dalla propria volontà; in quanto, madre natura, gli ha riservato un destino crudele, relegandolo nel letto di un’ospedale o di casa sua, in una condizione di stato vegetativo, è un atto di civiltà e di rispetto verso tale soggetto; che, in questo modo, si libera dalle catene della sofferenza e libera i suoi cari dall’interminabile pantomima in attesa che nostra sorella morte corporale, sopraggiunga.

Credo infine che, il padre eterno, “qualora esistesse”, non voglia la sofferenza della sua creatura per eccellenza: “l’uomo”; ma la sua felicità, in un ipotetica dimora celeste.

Per queste ragioni, invito a sostenere i referendum dei radicali sull’eutanasia ed il fine vita; che, chi scrive, non considera un suicidio assistito; ma un aiuto al trapasso, un aiuto che uno stato laico, non confessionale, dovrebbe garantire a chi né fa richiesta.

M. L. “scrittore  e opinionista”