Non solo Diletta Leotta tra le vittime del “revenge porn”

C’è anche Diletta Leotta tra le vittime del “revenge porn” scoperto dalla Polizia postale e delle comunicazioni con l’operazione “Drop the revenge” che ha portato alla denuncia degli amministratori di tre canali Telegram contenenti immagini denigranti e contenuti offensivi: “La Bibbia 5.0”, “Il Vangelo del pelo” e “Stupro tua sorella 2.0”.
L’amministratore di “Stupro tua sorella 2.0” e di “Il vangelo del pelo”, un 35enne della provincia di Nuoro, e’ stato sorpreso su Telegram dagli agenti entrati in casa, mentre l’amministratore di “La bibbia 5.0” è risultato essere un 17enne che mettendo in vendita le immagini pornografiche dell’archivio aveva raccolto circa 5.000 euro.
In tutti e tre i siti circolano migliaia di utenti, uno dei quali, un 29enne bergamasco, è stato indagato per aver utilizzato questi canali a scopo di “revenge porn” nei confronti della ex compagna.

L’indagine ha visto coinvolte molte procure anche la procura presso il Tribunale per i minorenni di Palermo. Il “revenge porn” è un reato disciplinato dall’articolo 612 ter del codice penale che punisce chiunque diffonda, ceda o invii immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone interessate.

La Polizia postale e delle comunicazioni continua ad essere impegnata a fronteggiare un fenomeno criminale in costante ascesa e in caso di foto e video riprese, raccomanda di evitare di documentare la propria intimità e di tutelarsi usando dispositivi non connessi alla rete, memorizzando immagini e video su supporti esterni accessibili con password.

La conduttrice televisiva Diletta Leotta, è una delle vittime del mondo dello spettacolo che ha deciso di esporsi in prima persona per dimostrare l’importanza di denunciare questo reato che spesso resta ‘sommerso’. Importante per gli investigatori anche il contributo del rapper Fedez, che ha raccolto le segnalazioni avute da follower e denunciato il tutto alla Postale. Sono in corso perquisizioni e sequestri. Molti altri sono i personaggi del mondo dello spettacolo che hanno subito queste ed altre persecuzioni via web.

Tra i diversi personaggi del mondo dello spettacolo vittime di diffamazioni, abusi e atti persecutori, c’è un personaggio del mondo dell’eros, Heidy Cassini, che ha deciso di denunciare alcune persone ai margini del settore dell’adult, per una serie di reati commessi nei suoi confronti, reati che vanno dalle minacce, al bullismo, alle diffamazioni, fino all’utilizzo di suoi video inseriti ovunque anche nei siti di pedopornografia e lancia un monito a chi è nel mondo a luci rosse “attenti a chi vi affiancate e con chi lavorate! e non girate filmati con chi un domani usa le vostre foto i video e i vostri dati personali per ricattarvi e mettervi ovunque sul web pur di arrivare ai propri scopi.
Abbiate il coraggio di denunciare coloro che denigrano, offendono, diffamano, quelli che non rispettano voi e il vostro lavoro, quelli che stanno rovinando il settore e che un domani potrebbero rovinare la vostra vita e quella dei vostri cari”.

L’art. 612-bis c.p. reato di “atti persecutori” punisce chiunque avente condotte reiterate, di minacce o molestie.

Le vittime di tali abusi possono presentare tempestivamente la querela, in quanto i contenuti pubblicati online si diffondono velocemente e, quando si ottengono i provvedimenti dell’autorità giudiziaria, il danno subito dalla vittima è irreparabile.

L’interessato inoltre, può chiedere ai social network di rimuovere il contenuto che lo riguarda, si può ricorrere al diritto all’oblio, eliminando la de-indicizzazione e le conseguenti attività risarcitorie, mediante dedicata richiesta all’Autorità garante per la protezione dei dati personali. Ciò comporta che il materiale venga rimosso dai motori di ricerca: senza conoscere la url esatta del contenuto, questo non sarà raggiungibile dalla mera ricerca delle “parole chiave”.

Le indagini svolte dalla Polizia postale e delle comunicazioni sono finalizzate a identificare e punire i responsabili di tali reati e intervenire tempestivamente per far rimuovere i contenuti dal web del materiale video/fotografico oggetto delle querele, ottenendo la cancellazione dal social o dal sito che l’ha ospitato, se ne riduce la divulgazione incontrollata.