Lina Merlin donna liberatrice? Del nulla (Mimmo Lastella)

Carissimi lettori, carissime lettrici.

Forse le intenzioni della socialista Lina Merlin di liberare le donne dalla schiavitù della prostituzione, erano buone; ma, non aveva fatto i conti  con il business che l’imposizione del proibizionismo sul libero esercizio dell’attività sessuale, avrebbe prodotto negli anni, a vantaggio delle organizzazioni criminali e di sfruttatori senza scrupoli.

Ora, se escludiamo quelle lavoratrici del sesso “perché chi decide di utilizzare il proprio corpo per vivere va cosi definita, non una immorale”, che all’indomani dell’approvazione della legge che porta il suo nome che di fatto, rendeva illegali le case di tolleranza; o, per utilizzare una frase di una nota canzone di Gino Paoli: “le stanze dal soffitto viola”, decisero in maniera del tutto autonoma di continuare ad esercitare il mestiere più antico del mondo nei seminterrati dei centri storici  “almeno dalle nostre  parti, era cosi,” vedi: Delia, vecchia prostituta tranese e Carmela, icona storica del meretricio della mia città; alle quali, chi scrive, ha dedicato in passato alcuni racconti erotici, basati su storia di vita vissuta da lo scrivente: “l’abile lingua di Delia e Carmen la meretrice”, vi fu un proliferare di prostitute cosiddette da strada o da Roulotte; le quali, per la maggior parte, esercitavano perché costrette da sfruttatori senza scrupoli, appartenenti a clan malavitosi i cosiddetti: “magnaccia”; i quali, sfruttavano queste povere donne per la maggior parte di esse ragazze, fino allo stremo delle loro forze; meretricio che, continua tutt’oggi; anzi, si è molto evoluto, con l’avvento dell’immigrazione clandestina.

Angelina “questo, il suo nome completo”, era una donna che non tollerava che i capi famiglia religiosi ed osservanti, con palese ipocrisia, frequentassero le case chiuse “chiamate così perché, avevano le finestre sempre chiuse”, considerate luogo di svago e di esperienza; mentre, era considerato scandaloso per le donne, avere rapporti sessuali prima del matrimonio.

Nel 1919, venne invitata da un amico ad aderire al movimento fascista: “c’è bisogno di organizzare le donne; e Lei, sembra la persona ideale”, le disse.  Ma essa, si sentì attratta dalle idee socialiste; perciò, si iscrive al partito socialista, iniziando a collaborare al periodico: “La difesa delle lavoratrici”; di cui, in seguito, assumerà la direzione. Collabora col deputato Giacomo Matteotti al quale, riferisce nei dettagli sulle violenze perpetrate dalle squadre fasciste nel padovano.

Saltando di palo in frasca, arriviamo alla sua elezione alla costituente nel 1946 nelle file del partito socialista; e nel 1948, presenta per la prima volta la proposta di legge per chiudere le case di tolleranza “i cosiddetti bordelli”, proposta di legge che vide la sua definitiva approvazione il 20 febbraio 1958.

Con la fine della prostituzione legalizzata, secondo la Merlin, si  poneva in essere, la de mercificazione del corpo femminile e conseguente fine del cosiddetto “stato sfruttatore”; per questo, qualcuno, la definita, in un podcast recente a lei dedicato: “donna liberatrice”; ma, come abbiamo detto, il proibizionismo, si è rivelato un fallimento , ovvero al cosiddetto stato sfruttatore, è subentrata “la mafia sfruttatrice”.

Morale della favola: “liberatrice del nulla”.

M. L. “scrittore narrativa erotica e opinionista”