Excursus sull’arte funeraria e pompe funebri (Mimmo Lastella)

Carissimi lettori, carissime lettrici.

Oggi è il due novembre, si ricordano i defunti; lo ha fatto il grande principe Antonio De Curtis, in arte Totò nella sua celeberrima poesia in dialetto napoletano: “à livella”.

In detta poesia, egli ricordava come, dinanzi a nostra sorella morte corporale, siamo tutti uguali, dal miliardario allo spazzino, dal signorotto di paese, al barbone che mendica soldi vicino alla stazione.

La morte è la nostra livella.

Ma un essere umano o un animale che decede, ha bisogno di essere onorato, con tutti gli onori e oneri che si competono; in questo contesto, va inserito il mio excursus arte funeraria pompe funebri.

Cos’è l’arte funeraria?

L’arte funeraria comprende qualsiasi lavoro artistico nel quale si mettono i resti di uno o più defunti o un qualsiasi lavoro artistico volto ad abbellire le tombe. Il termine comprende anche cenotafi (“tombe vuote”), dei monumenti simili a tombe, che non contengono resti umani, e monumenti comunali ai morti (come memoriali di guerra), che non necessariamente contengono resti umani.

L’arte funeraria può servire a molte funzioni culturali. Può giocare un ruolo nei riti di sepoltura, può servire come un articolo per l’utilizzo da parte dei morti nell’aldilà, e può celebrare la vita e i risultati raggiunti dei morti, sia come parte delle pratiche di parentela di venerazione degli antenati o come modo per mostrare ufficialmente la discendenza dinastica diretta al pubblico. Può anche funzionare come un promemoria di mortalità del genere umano, come espressione di valori culturali e ruoli, e contribuire a propiziarsi gli spiriti dei morti, mantenendo la loro benevolenza e prevenendo la loro sgradita intrusione negli affari della vita.

Chi scrive, spesso la utilizza come scenografia nei suoi racconti BDSM, per evocare spiriti di mariti defunti e consolar vedove assatanate di sesso.

Il depositare oggetti con intenzione estetica risale agli uomini di Neanderthal oltre 50.000 anni fa,[1] e si trova in quasi tutta la cultura successiva – la cultura indù, che ha poco di questo comportamento, è un’eccezione notevole. Molte delle più note creazioni artistiche delle culture del passato – sia le piramidi egizie, che il tesoro di Tutankhamon, che l’Esercito di terracotta che circondano la tomba dell’imperatore Qin, che il Mausoleo di Alicarnasso, che la nave sepoltura di Sutton Hoo, che il Taj Mahal, o sono tombe o sono oggetti rinvenuti dentro e intorno ad esse. Nella maggior parte dei casi, la migliore arte funeraria era prodotta per il funerale dei potenti e dei ricchi, infatti le sepolture di persone comuni possono includere solo monumenti semplici e corredi funerari, di solito dai loro possedimenti.

Un fattore importante nello sviluppo delle tradizioni di arte funeraria è la divisione tra ciò che era destinato ad essere visibile per i visitatori o al pubblico dopo il completamento delle cerimonie funebri.[2] Il tesoro di Tutankhamon, per esempio, anche se eccezionalmente sontuoso, fu progettato per non essere mai più visto una volta depositato, mentre l’esterno delle piramidi era una dimostrazione permanente ed altamente efficace della potenza dei loro creatori. Una divisione analoga può essere vista nelle grandi tombe dell’Asia orientale. In queste culture, quasi tutta l’arte connesse con la sepoltura, fatta eccezione per le merci gravi limitate, è stato destinato per una visione successiva da parte del pubblico, o almeno quelli ammessi dai custodi. In queste culture, tradizioni, come il sarcofago scolpito e la tomba monumento degli imperi greci e romani, e poi il mondo cristiano, sono fiorite. Il mausoleo destinato alla visita era il tipo più grande di tomba nel mondo classico, e più tardi divenne comune nella cultura islamica.

Le origini delle pompe funebri

Nell’ Antica Roma (e spesso anche in Grecia), quando qualcuno in famiglia moriva, il parente più vicino baciava il defunto e gli chiudeva gli occhi e da questo momento iniziava il cosiddetto lamento funebre. Il corpo veniva posizionato a terra, lavato, consacrato con unguenti e poi posizionato con i piedi in direzione della porta di ingresso. Poi si dava inizio alla processione, la pompa funebris per l’appunto, che doveva condurre il defunto al cimitero per la cremazione. Il rituale prevedeva prima un’offerta alla dea Cerere e poi il corpo veniva bruciato nelle pire. Questa è senza ombra di dubbio la vera origine dell’espressione pompe funebri, che è anche molto simile al suo significato attuale.

M. L. “scrittore e opinionista”