C’era una volta il sindacato CgiL (Mimmo Lastella)

Carissimi lettori, carissime lettrici.

Senza andare molto lontano, ci fermiamo a trenta, trentacinque anni fa; quando, chi scrive, militava nel glorioso partito comunista italiano e bazzicava la locale camera del lavoro.

All’epoca, c’erano molte vertenze in campo da quelle bracciantili a quelle prettamente operaie, dal rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei braccianti; che portò a circa 20 giorni di sciopero ad oltranza nei mesi di giugno e luglio “cosiddetto sciopero dei fioroni” , alla misteriosa vertenza Metalarte, un azienda locale, il cui proprietario, sparì nel nulla.

Ricordo le grandi battaglie fatte per difendere le lavoratrici dei laboratori di confezioni presenti nel circondario; i cui padroni, non esitavano a sfruttarle pagandole una miseria; ed infine la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici non vedenti e ipovedenti  “come chi scrive”, per ottenere dalla regione Puglia l’avvio dei corsi di formazione professionale per centralinisti telefonici; quest’ultima, combattuta affianco dell’unione italiana ciechi; e che vedeva come interlocutori istituzionali, oltre ai consiglieri comunisti d’opposizione come la compagna Silvia Godelli, anche presidenti illustri democristiani del calibro del prof Giovanni Copertino.

Morale della favola: “finché esisteva in vita il vecchio Pci e dirigenti sindacali del calibro di Lama, Trentin e perché no, anche Ottaviano Del turco, all’epoca segretario nazionale aggiunto,, di provenienza socialista, il sindacato, funzionava, faceva gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, agiva in simbiosi, col suo partito di riferimento, i cui rappresentanti, si prodigavano nel trasferire le istanze sociali nelle sedi istituzionali; molto spesso ottenendone l’approvazione, in un clima di consociativismo sì; ma per il bene del paese;  il sindacato di allora, incarnava perfettamente la linea politica dettata da uno dei suoi grandi leader storici: “il cerignolano bracciante agricolo Giuseppe Di Vittorio;” del quale i dirigenti cgiellini contemporanei, se ne ricordano soltanto il primo maggio, con la benedizione solenne del comunista col rolex “Fedez”; che di lotte sociali, non capisce una beata mazza.”

Col passare del tempo, il ruolo del sindacato nel suo complesso, si è andato sempre più affievolendo, è diventato sempre più giallo, affiancando la classe padronale ed i vari governi, fino a consentirne la depauperazione dello statuto dei lavoratori, voluto fortemente dalla sinistra”vera” e che portava il nome del socialista Gino Giugni.

Per non parlare poi delle nefandezze del governo attuale; che, sfruttando un emergenza pandemica “inesistente”, ha fornito alla classe padronale, il capro espiatorio per poter ricattare i lavoratori leggi istituzione del green pass obbligatorio per poter mettere il piatto in tavola; il tutto passato con il silenzio assenso dei sindacati, senza nemmeno un ora di sciopero.

Il sindacato dell’era moderna, è un sindacato imborghesito; che ha perso lo spirito combattivo della sinistra di lotta, sempre più “parafrasando uno slogan di Lotta continua” lustrascarpe dei padroni e dei governi borghesi espressione delle lobby finanziarie e sanitarie.

E come si difendono? Agitando lo spauracchio del fascismo, fantasma morto e sepolto settantacinque anni fa.

E del quale, non glie ne frega niente a nessuno.

M. L. “scrittore e opinionista”.