Caro Cingolani “noi al sud abbiamo la fornacella e il braciere” (Mimmo Lastella)

Carissimi lettori, carissime lettrici
Il preannunciato lockdown energetico, dovrebbe far riscoprire antiche tradizioni e usanze, ovvero la riscoperta della carbonella e il carbone per cucinare e riscaldarsi.
Quando, “specie al sud”, non c’era ancora il gas, “in bombola, più tardi, arrivò il metano”, le nostre nonne, per poter cucinare e riscaldarsi, usavano la fornacella “brace “e il braciere , per cuocere la pasta e la carne. La fornacella, era alimentata a carbone, ricavato dalla legna arsa e il braciere per rendere calda la casa, era alimentato dalla carbonella, ricavata dall’arsura della corteccia di mandorla; a produrre carbone e carbonella, per poi venderli al pubblico, in genere, provvedevano i tradizionali fornai; che, dopo aver sfornato il pane fatto in casa dalle massaie di un tempo “leggi pane trombato, e non è una deformazione professionale, si dedicavano alla produzione dei su citati prodotti. Piccolo aneddoto: durante le fredde serate d’inverno, quando tutti i componenti della famiglia, ebbero rincasati, i nostri genitori e i nostri nonni, ci riunivano intorno al braciere, sistemato all’interno di un oggetto circolare, chiamato treppiedi “ù tr’pet’”, per raccontarci barzellette e storie di vita vissuta durante la guerra.

Non vi nascondo, che le pietanze cotte a fuoco tradizionale, erano più genuine e saporite; tanto da essere diventate prelibatezze che oggi, si possono assaporare in ristoranti e bracerie.
Quindi caro genio della transizione energetica, Lei e tutta la compagnia cantante sostenitrice del green “gretina” per scelta, a tutto c’è rimedio; forse, fra i tanti demeriti, avrà sicuramente un merito, ovvero quello di far rispolverare ai cittadini italiani, antiche tradizioni culinarie, divenute col tempo appannaggio di rinomati ristoranti e bracerie, come: “ù c’rricch’ di Bisceglie “vecchia cantina specializzata in pietanze tradizionali, come la bragiola cotta sul fuoco e la carne arrostita in dialetto “la brasciol’ e la carn’ arr’stut’”.

E per riscaldarsi: sua maestà, il braciere, in dialetto: “la frascer’”, divenuto cimelio che si può ammirare nei mercatini dell’usato e nei negozi di oggetti d’antiquariato.
“Ciccill’ minue achius’, fierr’ viecch’ sciai’ v’nnenn’ è ù sab’t’ è la d’men’c’ , nan’ z’ sapaie cè sciai’ acchienn’!
Nà signor, tott’ v’stut’ a ner’, v’lai’ ù pal’ttin’ p’ la frascer’!

Traduco: “Ciccillo mandorle chiuse (soprannome), andava vendendo per il paese, ferro vecchio e il sabato e la domenica, non si sapeva il prezzo che chiedeva.
S’avvicinò una signora, vestita di nero, voleva il palettino per ravvivare il braciere”.
“Cataldo il non vedente autore”
M. l. “scrittore e opinionista”