Per amore di un figlio

Per amore di un figlio
intervista a Daniela Manzitti, madre coraggio pugliese che di recente ha compiuto per amore di suo figlio Michael, un gesto estremo, ovvero quello di sottrarlo alla latitanza ed alla cattiva strada; consegnandolo nelle mani “come da lei stessa affermato nella lettera a lui indirizzata che pubblicheremo in seguito” di chi non sapeva nulla di lui; tranne il suo nome e cognome e le sue bravate.

1. carissima Daniela, quando e come ti sei accorta che tuo figlio aveva preso una strada cattiva?
R Purtroppo, quando era troppo tardi. Fino a che Mike non ha compiuto i suoi 18 anni, io ero perfettamente allo scuro del fatto che stesse intraprendendo strade oscure, e che frequentasse cattive compagnie. Diventato maggiorenne, c’e’ stata un’escalation di eventi criminosi che lo coinvolgevano. Io in casa non mi accorgevo di nulla, lui era sempre molto tranquillo e sereno, come se in quelle 4 mura fosse il mio caro ragazzo e quando usciva da lì, diventava per me, un perfetto estraneo.

2. qual’era e qual’ è il vostro contesto familiare?
R Il nostro contesto familiare vede me, da circa 20 anni, come capo-famiglia. Ho sempre lavorato duramente per poter mantenere i miei figli nel migliore dei modi. Ho cercato di educarli come io sono stata educata, secondo sani principi. Per questo vorrei sottolineare che mio figlio non è maleducato, al contrario è un ragazzo molto rispettoso e buono. Il problema che lo attanaglia ormai da qualche anno, è quello dell’abuso di stupefacenti, che lo rende un ragazzo completamente diverso da ciò che è veramente. Per quanto riguarda la nostra attuale situazione, non nascondo che è alquanto precaria. Purtroppo il lavoro di assistenza anziani, è molto saltuario e l’altro ragazzo non riesce a trovare nulla. Tra poco nascerà il mio primo nipotino, la gioia è grande, ma non potremo offrirgli molto. Si dovrà accontentare di tanto tanto amore.

3. come è maturata in te, la decisione sofferta di consegnare tuo figlio nelle mani della giustizia?
R La mia drammatica scelta, è nata dall’esigenza di rivedere mio figlio, di cui ormai non avevo più notizie da tempo e quei piccoli segnali che mi arrivavano, non erano affatto incoraggianti. Ho deciso di consegnarlo nelle mani della giustizia perché ho preferito sentire “rumori di catene a rumori di campane”… la sua pena prima o poi, sarà pagata e lui tornerà libero, ma soprattutto sarà ancora vivo!

4. come l’ha presa lui e se questa decisione “oserei dire da madre super coraggiosa”, ha avuto in seguito risvolti positivi?
R Il momento dell’arresto è stato a dir poco tragico. E anche per circa i due mesi successivi, non mi dette segnali di volere riconciliarsi. Un giorno, preoccupata per il suo stato di salute, nonostante tutti mi dicessero che stava “tranquillo”, volli andare a colloquio. Fu un’incontro devastante, per me e per lui. Tornai a casa con l’amarezza nel cuore e senza avere una soluzione per potermi riavvicinare a lui…pensai che era davvero finita! Il giorno dopo, suonò il telefono fisso, che io avevo installato unicamente per le telefonate dal carcere. Cominciai a tremare come una foglia, avevo paura di rispondere e di sentire qualche notizia gelida. Con grande sorpresa sentii la sua voce che mi diceva:” Oh Ma’, mi devi scusare per ieri, mi sono comportato come un coglione”. Giovedì ci sarà l’altro colloquio, vieni, ti voglio vedere”. Per me, fu come averlo rimesso al mondo una seconda volta!

5. secondo te da questa storia toccante e, sotto certi aspetti inusuale, potrebbe nascere un romanzo scritto o, anche una fiction televisiva?
R La vita di mio figlio, rappresenta oggigiorno, quella di tanti giovani “fuori”. Mio figlio rispecchia perfettamente il fallimento della società, che ci fa vedere questi ragazzi come dei carnefici, quando in realtà sono vittime di ciò che noi gli abbiamo preparato. Sono l’ultimo anello della catena, quello su cui facciamo ricadere tutte le colpe, per ripulire la nostra coscienza. Le “avventure” di Mike, sono molteplici, sono drammatiche e a volte, rasentano la follia e, nella loro tragicità, sono per assurdo, divertenti in certi particolari. Nell’ascoltarle da Mike stesso o dai suoi compagni, mi sono resa conto di quanto conoscessi poco mio figlio e lo vedessi solo come una madre vede suo figlio: un caro ragazzo che sta crescendo. Nel suo fascicolo penale, che ha già raggiunto un livello non indifferente, pur essendo molto giovane, non si è fatto mancare quasi nulla. Infatti io ringrazio sempre Dio perché, nonostante le sue tante malefatte, non ha mai fatto male a nessuno. Sono sicura che, se qualcuno volesse scrivere di lui o girare qualche pellicola, non mancherebbe certo il materiale, anzi già per quel poco che so io, si potrebbe fare un buon lavoro, figuriamoci aggiungendo la sua viva testimonianza!

6. cosa ti senti di dire alle istituzioni, ai cittadini e alle madri che come te, vivono situazioni drammatiche? Vuoi lanciare un appello?
R Come ho già accennato prima, le Istituzioni si dovrebbero fare un bell’esame di coscienza, perché se abbiamo migliaia di giovani “sbandati” come Mike, è colpa loro. Ai cittadini comuni come me, cosa posso dire? Che noi non abbiamo più potere sui nostri figli, li stiamo perdendo, proprio perché lo Stato ci obbliga a lavorare 18 ore su 24, soprattutto in nero e non ci permette più di trascorrere del tempo serenamente con i nostri figli come si faceva una volta. In particolare, la Politica che, impegnata a rubare tutto ciò che avevamo di buono, per il loro esclusivo benessere, ha disgregato le famiglie, imponendoci tasse secolari ed assurde, che noi, per pagare siamo costretti a mancare ai nostri doveri di genitori e ad accettare qualsiasi proposta di lavoro senza ma e senza se. Ci hanno resi schiavi dello Stato privandoci dei nostri diritti di aggregazione familiare. Ci obbligano a mantenere i “figli dell’Africa”, quando i nostri devono emigrare per sopravvivere. Allora mi domando: chi sono i veri delinquenti?

Mimmo Lastella Scrittore