Addio a Citto Maselli, regista e icona della sinistra culturale che non c’è più (Mimmo Lastella)

Carissimi lettori, carissime lettrici

Mi corre davvero l’obbligo di rendere omaggio ad un grande uomo, un grande regista e icona di quella sinistra culturale e sotto certi aspetti politica che ormai, non c’è più; e che è stata il mio punto di riferimento di anni di militanza in quello che è stato il più grande e vero partito dei lavoratori e della classe povera italiana: “il PCI di Antonio Gramsci prima e Enrico Berlinguer dopo”.

Il 21 marzo scorso, è venuto a mancare Francesco Maselli, meglio conosciuto con il soprannome di Citto, un uomo rimasto sempre coerente con le sue idee, non ostante i tradimenti e i rivolgimenti di coloro i quali, si dichiarano di sinistra; ma che in realtà sono obbedienti al sovrano ordine turbo capitalistico instaurato dalla cupola di Davos.

Nacque a Roma nel 1930 in un ambiente intellettuale: suo padrino di battesimo fu Luigi Pirandello, del quale il padre era amico e poteva leggere le sue opere in anteprima. Stefano Pirandello, figlio del celebre drammaturgo siciliano, aveva sposato una zia di Francesco e fu proprio il futuro Premio Nobel ad attribuirgli il soprannome di “Citto. Durante l’occupazione tedesca di Roma organizzò gli studenti delle medie nell’Unione Studenti Italiani. Dopo la liberazione di Roma (5 giugno 1944) si iscrisse al Partito Comunista Italiano. Girò il suo primo cortometraggio in otto millimetri nel 1945 e nel 1947 venne ammesso al Centro sperimentale di cinematografia, diplomandosi nel 1949. Iniziò la carriera come assistente alla regia e aiuto regista per Luigi Chiarini.

La carriera cinematografica

Ex assistente di Antonioni e Visconti e buon documentarista, realizzò con Cesare Zavattini la Storia di Caterina per il film-inchiesta Amore in città (1953) ed esordì nel lungometraggio a soggetto con Gli sbandati (1955), riproponendo in una chiave incisiva e criticamente feconda il tema della Resistenza.

Dopo La donna del giorno (1957), I delfini (1960) e Gli indifferenti (1964), tratto dal romanzo di Alberto Moravia, tornò a dibattiti vitali con Lettera aperta a un giornale della sera (1970), sulla crisi di certi intellettuali di sinistra, e Il sospetto (1975), evocazione della lotta degli oppositori nell’Italia fascista.

Si dedicò poi a film più intimisti, per lo più ritratti femminili: Storia d’amore (1985), Codice privato (1988), Il segreto (1990), L’alba (1991).

Nel 1996 presentò alla Mostra del Cinema di Venezia Cronache del terzo millennio, sulla resistenza di un gruppo di condomini allo sfratto da un enorme caseggiato.

Nel 1999 uscì il film per la televisione Il compagno, nel 2004 il documentario Frammenti di Novecento e nel 2007 Civico 0.

Nel 2009 diresse Le ombre rosse, film che contiene una critica alla politica del liberalismo economico, calando la lente di ingrandimento sulla distanza venutasi a creare tra la politica promossa dalla sinistra e la realtà.

Ti rivolgo un saluto a pugno chiuso, caro compagno Citto, con la speranza che un giorno, si possa festeggiare la rinascita di una sinistra vera e diversamente sovranista; che si liberi dei fantasmi del passato e possa condurre questo martoriato paese verso un nuovo risorgimento, speranza che aimè è attualmente miraggio e utopia.

M. L. “scrittore e opinionista.”